Un piatto dolce chiamato Europa.

Onorevole Pagliarini, grazie alla sua “politica da mangiare” sto imparando molte cose e la ringrazio. Ma i piatti che lei ci serve sono sempre piuttosto amari. Può dirmi se da qualche parte in Europa le cose funzionano meglio che nel nostro paese? Flora Camossi – via e-mail (da "Di Tutto"-n°36)

Signora Flora, il punto di riferimento per una “politica da mangiare”  meno amara c’è  e si chiama  Europa. Devo chiarire che per me Europa è dove a tavola puoi discutere con chi ti sta davanti senza dover gridare perché tutti parlano ad alta voce. E’ dove non ti derubano per strada o non ti svuotano la casa, oppure, le rare volte che  succede, è molto probabile che i ladri vengano presi e sbattuti in prigione, perché  la polizia  locale ha il controllo del territorio.  Che i delinquenti si pentano o non si pentano  è un problema della loro coscienza che non deve assolutamente avere niente a che vedere con  la giustizia.  In galera in Europa i delinquenti ci vanno e ci restano, anche se sono molto ricchi  e possono  pagare eserciti di avvocati e magari anche qualcun altro. E ci restano,  senza indulti.  E le leggi non hanno bisogno di “interpreti” perché sono scritte chiare e le capiscono tutti. Gli inni degli stati membri della vera  Europa   parlano di popoli, di amore per la terra e per l’umanità e non di guerre, di vittorie schiave di qualcuno, di martiri e di eroi. Nella vera Europa  professionisti come Giorgio Ambrosoli possono svolgere  i loro compiti senza essere lasciati soli dal loro Stato e dalle loro istituzioni e poi assassinati. Questa  Europa esiste  e oggi la trova a Berna, a Berlino, in Bretagna, a Oslo, a Helsinki , a Thun e in mille altri posti. Purtroppo in  Europa ci sono anche zone fuori dal tempo che culturalmente sono ancora in pieno  medioevo . Magari senza lo “ius primae noctis” ma con processi amministrativi che durano più di 10 anni, con zone chiuse, con i loro “sacri e inviolabili confini”, dove il popolo subisce e basta, dove i  detentori del potere (come li chiamava Gianfranco Miglio),  gli amici degli amici e i membri della casta  di oggi hanno lo stesso potere che avevano nobili, latifondisti , Papi dalle strane abitudini e signorotti  nel medioevo. Zone dove i rappresentanti del popolo non sono scelti dai cittadini, trattati peggio dei servi della gleba,  ma dalle segreterie dei partiti politici.

Vuole un esempio di vera Europa?  Ce ne sono tanti. Eccone uno di attualità: il governo e poi l’assemblea federale della confederazione Svizzera hanno deciso che è necessario aumentare  le aliquote  dell’IVA per finanziare l’AI, l’ente federale che gestisce l’assicurazione infortuni.

 

L’AI è in deficit  e negli ultimi anni la sua situazione finanziaria  è drammaticamente peggiorata, al punto da metterne a repentaglio l’esistenza. O trova maggiori entrate o riduce  drasticamente i suoi interventi. Una politica di tagli è considerata dal governo federale socialmente improponibile. Il governo svizzero desidera  che l’AI possa continuare a svolgere il suo ruolo solidale e sociale ed ha elaborato un progetto che prevede di fargli avere più soldi. Da dove saltano fuori questi soldi? Il governo propone un aumento delle aliquote IVA per  sette anni, quelli compresi tra il 1° gennaio 2011 e il 31 dicembre 2017. L’aliquota normale passerebbe dall’attuale 7,6  all’8 per cento: l’aumento che la politica propone ai cittadini svizzeri è dello 0,4. L’aliquota speciale per il settore alberghiero invece passerebbe dal 3,6  al3,8  (aumento del 0,2) e l’aliquota ridotta  per i beni di prima necessità passerebbe dal 2,4 al  2,5  (aumento dello 0,1).  Ricordo che da noi l’IVA non è del 7,6 ma del 20 per cento!

Perché ho scritto “l’aumento che lo politica propone ai cittadini svizzeri”?  Perché saranno i cittadini a decidere, con un referendum che si terrà tra pochi giorni, il 27 di Settembre.  Proprio così: la proposta del governo e del parlamento federale  dovrà essere approvata dal Popolo e dai Cantoni. Chissà se i giornali italiani ne parleranno. Che siano i cittadini a decidere in materia di ammontare delle tasse e del loro utilizzo può essere considerato da qualcuno della casta un argomento di cui è meglio non discutere.

Credo che il popolo svizzero approverà l’aumento delle sue tasse, ma il punto importante è che sia la gente a decidere se continuare a finanziare con i soldi delle tasse l’assicurazione infortuni oppure se stringere i cordoni e obbligare l’Ente a una gestione più oculata. Per la cronaca, il 41% delle rendite pagate dall’AI va a stranieri.

Nel 1291 gli abitanti di quattro Cantoni ( Schwyz, Uri, Nidwalden, e Obwalden) hanno stretto degli accordi di buon senso e buon vicinato ed è “nata” la Svizzera. Dopo il 1291 hanno aderito altri Cantoni (il Ticino è entrato nel 1803) e sono stati sottoscritti altri patti, che sono confluiti nella Costituzione del 1848, che viene continuamente aggiornata. L’ammontare dell’IVA ed il suo utilizzo  per esempio, è statuito dall’articolo 130 della Costituzione Svizzera.

Ogni Cantone è come un piccolo stato: decide le sue tasse, decide quando e  come votare, quando cominciano le scuole, i programmi, e la lingua. Eppure in Svizzera ogni 100 metri si vede una bandiera rossocrociata. Questo è il risultato di un vero federalismo.

Un’ultima immagine: a Berna c’è la sede della confederazione. Al Sabato nella Bundesplatz (piazza del Parlamento) , davanti al palazzo del potere,  c’è un mercato all’aperto con le bancarelle che vendono fiori e pomodori. Subito dopo nella Barenplatz (la piazza degli orsi) ci sono altre bancarelle e per terra è disegnata una scacchiera  di 5 metri per 5 e ci sono sempre signori che giocano a scacchi. Che differenza con le formalità della piazza Montecitorio di Roma, vero? Ma quella di Berna è l’Europa dei popoli, della gente, della trasparenza,  del buonsenso...insomma: del federalismo.  Da noi purtroppo è tutta un’altra cosa, e sarà sempre peggio, finché la Repubblica italiana non diventerà la repubblica federale italiana.