L' OCSE lancia l'allarme sulle pensioni italiane

La settimana scorsa l’Ocse (che è la sigla della “Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico”) ha lanciato un allarme sulle pensioni italiane. Perbacco! La cosa ci riguarda tutti e quindi vale la pena discuterne. Intanto vediamo cosa è questo Ocse. Ufficialmente è “nata” nel 1961 ma in realtà opera dal 1948, solo che prima si chiamava “Organizzazione europea per la cooperazione economica” (OECE). Questa organizzazione era stata costituita nel 1948 soprattutto per gestire nel modo migliore gli aiuti dagli Stati Uniti. Insomma, il famoso “piano Marshall”.

Oggi i paesi membri dell’Ocse sono 30, e la sede centrale è a Parigi. Il  segretario generale  è un messicano, si chiama Angel Gurria ed è un signore piuttosto in gamba che parla sei lingue. Al suo paese era stato membro del governo ed era un noto “tagliatore” di spese pubbliche.

Mi dicono che ogni tanto combina qualche “gaffe”: per esempio l’Ocse  ha preparato una lista “grigia”di paradisi fiscali (Leggi l'articolo: Paradisi fiscali: ecco i paesi offshore). “Grigia”  vuol dire non proprio “nera nera” ma solamente “grigia”. Pensate che in questo mondo di matti si litiga anche su questo. In quella lista c’era anche la Svizzera. Solo che l’elenco era stato pubblicato senza che la Svizzera, che è uno dei 30 paesi membri dell’Ocse, fosse stata consultata o informata. E gli svizzeri, secondo me con ragione, non l’hanno presa molto bene. Anche perché la ricchezza della Svizzera ormai non dipende certamente dalle banche ma da formidabili imprese bene organizzate e molto competitive. 

L’Ocse ha un centro studi che prepara e rende disponibili informazioni indispensabili perché ogni paese possa elaborare le proprie politiche nei principali settori economici, potendo confrontare i suoi dati con quelli degli altri Stati. Insomma, se l’Ocse non ci fosse bisognerebbe inventarlo. 

All’inizio di Giugno l’Ocse ha pubblicato il rapporto 2009 sullo stato delle finanze pubbliche del nostro paese,  dove si legge che la crisi finanziaria 1) mette in luce la vulnerabilità dell’economia italiana, 2) che ci sono dei rischi, e 3) che c’è un vero e proprio allarme pensioni perché la spesa pensionistica in Italia assorbe circa un terzo delle uscite statali complessive, ovvero quasi il doppio rispetto alla media degli altri 29 paesi Ocse. Inoltre evidenzia che la previdenza pesa per il 30% sul bilancio statale italiano contro il 16% della media Ocse.

Non voglio fare il “menagramo portatile a rotelle” (come mi chiamava mio papà quando andavamo assieme alla partita e per scaramanzia dicevo che stavolta il Milan le beccava) , ma in effetti i numeri sono questi: nel 2007 i contributi sociali che i cittadini italiani hanno versato all’INPS e agli altri enti previdenziali sono stati 205 miliardi di Euro e le pensioni pagate  sono state 243 miliardi (fonte ISTAT).

In questi 243 miliardi non c’è né la cassa integrazione né gli altri interventi assistenziali. Queste sono solo le pensioni, quelle che dovrebbero essere pagate con i contributi sociali. Dunque: pensioni pagate 243 meno contributi sociali  incassati 205 uguale “buco” di 38 miliardi di euro, che lo Stato prende dalle tasse e dà all’INPS e agli altri enti previdenziali, perché solo coi contributi sociali non riuscirebbero a pagare le pensioni. Mi ricorderò finché campo un titolone del Sole 24 ore “Inps bilancio in attivo dopo 40 anni” (Sabato 5 Novembre 2005 pagina 4).

Il dramma è che il bilancio era in attivo solo dopo che lo Stato gli aveva trasferito una montagna di miliardi. Capace anch’io di essere in attivo se lo Stato mi dà i quattrini. Avete capito in che razza di paese viviamo e quante storie ci raccontano? Tutte le tasse che gli italiano hanno dato alle pubbliche amministrazioni nel 2007 sono state 460 miliardi. Proprio tutte: dirette, indirette, statali e locali. 38  miliardi (l’8,2%) si usano per il buco delle pensioni e 77 miliardi (il 16,7%) vanno via per pagare gli interessi passivi sul debito pubblico. Dunque in totale un quarto delle tasse che paghiamo sparisce per “toppare” due buchi che ci hanno regalato i signori che hanno gestito il paese negli anni passati.

Tutti ancora lì a fare ancora danni.  E qualcuno ha avuto il coraggio di dire che l’Ocse è stato severo e ci ha trattato male. Mah… a Milano diciamo “robb de matt”!